Mai! Maria
Un popolo senza alternative che crede di scegliere.
“Preferisci un caffè? Preferisco a cosa? Non mi viene proposto null’altro; quale è, dunque, la mia scelta”.
Quelle pratiche conviviali con i quali i siciliani sacralizzano i rapporti sociali.
“Schiticchio: sollazzevole cibarsi di persone di buon umore con bibita, sia di sera, sia di giorno, e in città, o in villa o per rata o a spese di uno solo”.
Quell’offerta copiosa che qualifica l’ospitalità.
“<Che ti hanno offerto?><La qualunque! ”Ti dico, la qualunque..>”.
La pratica dell’incerto è l’unica certezza dei siciliani.
“Siamo maestri indiscussi del probabile, dell’indeciso, di soluzioni che non sono soluzioni, in quanto aperte ad ogni possibile altra soluzione, espresse con frasi come:<un domani..><Ora vediamo..><Col tempo, cù tempicieddu><Ma noi che premura abbiamo?>”.
I siciliani sono un popolo che si sente padrone del tempo.
“<Perdo un altro po’ di tempo e poi vengo>. Ma se davvero abbiamo ancora qualcosa da fare, perchè <perdiamo> il nostro tempo?”
L’organo più vitale, quale contenitore metaforico degli affetti più cari.
“Se colui o colei che ci è <entrato nel cuore> ci delude o ci inganna- che amarezza- allora <ci cade dal cuore>”.
Chissà perché la coerenza e i valori morali debbono essere accreditati dal sacro per rafforzarne l’eticità.
“<Mai! Maria> è il diniego totale e assoluto senza ritorno. Chiamare la Madonna a testimone delle nostre decisioni e procedura che ci rende inflessibili”.
Riconosciamo gli spazi comuni solo in funzione di nostri usi privati.
“Non preoccuparti, la tovaglia la <scotolo> io, disse dirigendosi verso il balcone, con in animo un progetto del tutto siciliano, usare la strada come appendice della casa”.
La parola che indica l’azione più efferata che un uomo possa compiere: strage; in tutte le lingue si esprime con onomatopee dure che sottolineano la sua gravità anche con il suono. In siciliano diventa un vezzeggiativo.
“<Ammazzatina> diminutivo carezzevole come <scannatina>. E’ inquietante. Perché tanta tenerezza? ”
Condividere il pasto è la liturgia dell’amicizia. Se si evita di mangiare insieme tra amici …, quanto si è amici?
“<Vengo stasera già mangiato> è diventato un colloquismo molto usato. Mah.. peggio per loro”.
Quell’eterno dominio spagnolo.
“<Capuliatu> viene da <capolar>: tritare; <comarca> da <comaca>: associazione di persone con intenti equivoci; <cannavazzu> da <canhamaco>: straccio; <curria> da <correa>: cintura; <passiari> da <pasear>; tampasiare> da estan paseando>; ”.
L’indifferenza spesso è più offensiva di un insulto.
“<Né schì, né passà dà!>, lo sapevate che uno è un modo per cacciare i maiali e l’altro i cani?”.
Carmelo Celona
06/07/2013
Lacerti tratti da:
“Trenta e due ventotto ” – 2002
Renata Pucci di Benisichi