Quel Dio invisibile
La Sicilia non corre il rischio di un feudalesimo di ritorno, per la semplice ragione che non è mai andato via.
“Invivibili, lontani, nei loro palazzi di Palermo, di Girgenti o di Catania, erano i proprietari del suolo, e del sottosuolo in cui era imprigionato lo zolfo che senza preoccupazione e rischio alcuno ricevevano dal gabelloto, dal concessionario, l’estaglio, la grossa quota del prodotto”.
I Siciliani in genere sono ammirati da chi li maltratta e diffidano da chi li rispetta.
“Tutta la letteratura siciliana, d’estrazione e tema contadino (da Verga in poi fino alla svolta di Vittorini) esprime un sottoproletariato in abiti e con aspirazioni piccolo borghesi” .
La tonnara, perfetto modello di cooperazione democrazia del lavoro, sin quando i Normanni per conto della Chiesa spartirono a pochi terre e privilegi.
“L’antica tonnara era un momento comunitario e aggregante di villaggi di pescatori, momento democratico e liberatorio pur nella divisione del lavoro, nella gerarchizzazione, nella ritualizzazione. Chi materialmente lavorava, il tonnaroto, che immaginiamo libero e autonomo nel periodo arabo, è ora relegato ai margini, a contendersi un magro compenso”.
Per uccidere un essere vivente la coscienza deve identificarsi in qualcosa di sacro.
“Ogni umile tonnaroto con il suo arpione, al momento della mattanza, si sentiva San Giorgio nell’infilare le carni del tonno saraceno”.
Antonello ha dato identità a Messina, ma anche Messina ha dato identità ad Antonello. La sua vicenda ci dice come il Genius loci del luogo in cui nasciamo sono il nostro vero patronimico.
“A Messina, nacque un pittore di nome Antonio de Antonio. Il quale, forse per affermare l’esistenza di quella sua città, usava sempre firmare i quadri<Antonellus Messaneus me pinxit>. Dipingeva la luce del cielo e del mare dello stretto, i colli di San Rizzo, la falce del porto, i volti di gente che aveva conosciuto e amato, squarci memoriali della sua città. Memorie di miti e di leggende”.
Non tutti i palati meritano che per il loro venga sacrificato un pesce così nobile.
“Pesce Spada: Xiphias Gladius è detto scientificamente. Lo squisito sapore della sua carne, alla brace o in involtini ripieni e succulenti che noi, inveterati pescivori, malgrado l’imbarazzo che i vegetariani cercano di inculcarci continuiamo a desiderare”.
La figura del puparo è stata tratta a modello da certi poteri o è la loro rappresentazione?
“Il puparo, quel dio invisibile che muove aste, fili e destini, modula voci, imprime cadenze e censura, decreta vittorie e sconfitte, da vita e morte: svolge l’epopea continua, il nastro dei sogni, la popolare poesia di luccichii e frastuoni”.
Ci liberarono dagli arabi per sottrarci le terre, i diritti e la libertà. Offrirono a pochi ricchezze e privilegi, tutto fatto in nome di Dio, Allah era più democratico.
“Chi materialmente lavorava, il tonnaroto, che immaginiamo libero e autonomo nel periodo arabo, è ora relegato ai margini, a contendersi un magro compenso, in natura o in soldo, per il suo lavoro”.
I nostri ideali estetici sono anche frutto della decantazione delle nostre radici e della nostra memoria.
“Dipingeva volti di gente che aveva conosciuto e amato, squarci memoriali della sua città dove era nato e dove aveva trascorso l’infanzia e l’adolescenza. Memorie sedimentate e risvegliate dopo il suo distacco da Messina. Memorie di miti , di leggende”.
La tonnara ai tempi degli arabi era un modello di socialismo reale.
“La tonnara non nasce da ansie metafisiche o da mitologie, non è dolorosa epica d’una sconfitta ineluttabile, è invece un fatto vitale, realistico e prammatico, e si svolge in modo comunitario e corale”.
Il diritto diventa dovere per molti mentre il dovere per pochi diventa privilegio.
“Dopo la conquista normanna si introdussero nella Sicilia le grandi mutazioni della proprietà. Fu riconosciuto l’uso dei diritti regali (regalie). Nelle spiagge siciliane fu riservato al sovrano il godimento delle tonnare, e fu interdetta ai privati la pesca dei tonni senza la regia concessione. Custodi, gabelloti, credenzieri, exercitares della tonnara avean cura della pesca e d’impedire che altri la esercitasse senza licenza”.
La proprietà moderna ha origine dalla spartizione della latinizzazione della Sicilia. Furono elargiti terre e privilegi come un bottino di guerra.
“Sotto il dominio dei Normanni in Sicilia, si ebbe una nuova distribuzione dei beni e proprietà. Le tonnare di proprietà regia, furono date in concessione a baroni, vescovi, abbazie, chiese e conventi”.
Le palme gentilizie, in Sicilia, sono ancora oggi il segno distintivo del privilegio.
“Le alte, snelle palme davanti alle masserie, alle ville dei feudatari erano simbolo di proprietà e d’aristocrazia”.
Gli zolfatari furono l’unica classe operaia siciliana che operò un’autentica ribellione.
“Gli uomini della zolfara hanno operato una rivoluzione culturale, una rottura con quella che era l’arcaica, tradizionale cultura contadina. La quale era di rassegnazione, portatrice di valori statici, immutabili, di prudenza che si esprimeva in un dire sentenzioso, in proverbi, in collaudate massime sapienziali”.
Un potere tanto più dura a lungo quanto più distribuisce prebende e privilegi.
“I tonni si dovevano anche al pretore; ai giudici e al notaro degli atti della curia di Palermo”.
Carmelo Celona
31/05/2013
Lacerti tratti da:
“Di qua dal Faro” – 1999
Vincenzo Consolo