Il cuscino solitario
Come può la nostra civiltà chiamarsi tale quando per secoli, ha censurato i sentimenti amorosi delle donne, capaci d’amare sopra ogni cosa, d’amare in modo celebrare, d’amare con coraggio e con generosità estrema, relegandoli nel più bieco mercimonio delle debolezze dei maschi, materiali ed egoisti. L’uomo non sa conquistare l’amore, lo compra, lo contratta. Egli cerca il sesso garantito e dell’amore mal sopporta le carezze.
“Si deve consegnare allo sposo ad occhi chiusi? Non è meglio mettersi d’accordo e dividere un affetto sicuro?”
Quell’estraneità di certe coppie che ci fa intuire i termini di una passione iniziale alimentata inconsapevolmente solo dall’istinto procreatore di certi finti innamoramenti adolescenziali, non certo da consapevoli scelte di maturi e selettivi sentimenti amorosi.
“Le fanciulle si ritrovano, senza sapere come, nella famiglia dei giovani e sono già marito e moglie. Lo stesso che fermare un passante per strada e chiamarlo marito.”
Quel piacere generato da un’appagante sospensione del dolore.
“All’inizio il dolore è grande, ma, a poco a poco, nasce un piacere tale che nessuna ha mai provato.”
La virilità prevede un imprescindibile minimo dimensionale che gli consente di esercitare la sua fierezza.
“Se è insignificante, all’inizio non si prova quasi dolore ma non si capisce nemmeno come si possa, in seguito, provare un grande piacere. Come può ciò che fa soffrire dare anche piacere, quando ciò che non fa male non fa neanche bene? ”
Quando la pratica è il cimento della teoria, l’una dà senso all’altra.
“Coloro che si dedicano all’insegnamento spesso hanno solo grandi desideri e poco coraggio.”
L’ardore amoroso dell’altro ci dà l’autentica percezione del suo desiderio. Essere desiderati ci fa sentire armati e invincibili davanti alla solitudine.
“<Osare di turbare il vostro riposo è offesa che merita mille morti> io risposi <l’astro è radioso, la brezza leggera; quanto mi è odioso il cuscino solitario. Trascorriamo insieme questa serata; perché siete così riservato?>. ”
Quelle dame tutte shopping, gioielli, pellicce, burago, filantropie, briefing, ma…… l’erotismo?
“Mordendomi le dita a sangue, giurai di bandire l’amore dei miei pensieri e, a guisa di mia madre, mi votai al culto dei gioielli. Portai un rosario, mangiai magro curvai il capo scontando la mia colpa. ”
E’ oggetto del nostro sdegnato biasimo colei che non ci fa attori del suo libertinaggio e del suo adulterio.
“La signora conobbe dodici uomini, ma i suoi amori furono scoperti dal capo. Desiderando amarne uno solo, urtò la sensibilità di tutti. Avendo saputo solo di Gu, Keyong ripudiò la sua sposa. Degli altri non seppe mai nulla!”
Carmelo Celona
03/12/2012
Lacerti tratti da:
“Donna in amore ” – XVI secolo
Anonimo cinese