Il pane nascosto
Se l’omertà non provoca guai, la delazione provoca benefici personali. Entrambe danneggiano il prossimo e attivano processi di inciviltà, radicando culture basate su un condiviso e accettato solipsismo feroce.
“Quelli che spifferano si salvano sempre. Col sangue degli altri però.”
Spesso si apprezzano come buoni lavori mal fatti, perché ormai in molti ambiti professionali è andata perduta la “regola d’arte”. Il lavoro ormai ha come unico fine l’emolumento.
“Il lavoro è come un bastone a due estremità: per la gente far le cose bene, per gli stupidi far solo finta.”
E’ tragico constatare che la vera solidarietà si afferma solo attraverso l’esperienza diretta. Ci si identifica nei disagi e nelle sofferenze altrui solo se quei patimenti sono stati in qualche modo anche nostri.
“Chi sta al caldo può capire chi sta al freddo?”
La violenza psicologica induce la vittima ad una condizione di degrado morale. Vive solo di pensieri minori, ricorrenti, finalizzati solo all’animalesca sopravvivenza biologica. Ciò indebolisce le sue possibilità di reazione.
“Neppure il pensiero del deportato è libero, torna sempre sulle medesime cose: non troveranno il pane nascosto nei giacigli? Mi daranno l’esonero stasera all’infermeria? Metteranno in cella il capitano? Come ha fatto Tsezar ad avere la sua maglietta di flanella? Avrà dato lo sbruffo a qualcuno del deposito effetti personali?”
L’esistenza senza prospettive è una sorta di vita apparente. Chi non progetta il domani vegeta. Il vero schiavo è colui che ha dismesso di pianificare il futuro, egli perde la libertà nel momento in cui è lieto di demandare ad altri tale compito.
“Nei campi e nelle prigioni si era disabituato a pensare che cosa avrebbe fatto tra un giorno o fra un anno. Per lui pensavano a tutto i capi: era più facile vivere.”
Il denaro male guadagnato non produrrà mai alcun appagamento.
“I soldi facili non pesano niente e non danno la sensazione di averli guadagnati: i quattrini fatti in fretta non restano mai in tasca.”
L’abito non fa il monaco ma spesso aiuta a camuffare il bandito.
“Non si curava dei bei vestiti. Dei vestiti che abbelliscono i mostri e i ribaldi.”
Quell’antica e garbata cortesia di darsi del “Lei” o del “Voi”, una sorta di rispetto a priori. Era il mezzo per sottolineare il senso di stima che si nutriva verso l’altro. Il “Tu” immediato infastidisce, spesso è la ricerca calcolata di una confidenza fittizia che accorcia le distanze e permette quelle licenze che si praticano solo tra amici. Si può essere veri amici anche dandosi del “Voi”.
“Gli occidentali neanche nel campo prendevano l’abitudine di dare del <Voi> e di usare il patronimico.”
Carmelo Celona
05/08/2012
Lacerti tratti da:
“Una giornata di Ivan Denisovič ” – 1962
di Aleksandr Solženicyn