L’impero della bellezza
Quando la bellezza delle donne ci travolge con sublimi e ancora impiegabili turbamenti.
“ io cominciando a sentire l’impero della bellezza, da più di un anno desiderava di parlare e conversare, come tutti fanno, con donne avvenenti, delle quali un sorriso solo, per rarissimo caso gittato sopra di me, mi pareva cosa stranissima e maravigliosamente dolce e lusinghiera.”
L’evocazione della persona amata si traduce in un autentico martirio.
“E così il sentir parlare di quella persona mi scuote e tormenta come a chi si tastasse o palpeggiasse una parte del corpo addoloratissima, e spesso mi fa rabbia e nausea sentir discorsi allegri.”
L’innamoramento fa perdere il gusto delle altre sfumature della vita.
“Ogni cosa mi par feccia, e molte ne disprezzo che prima non disprezzava, anche lo studio, al quale ho l’intelletto chiusissimo”
I travolgenti amori giovanili sono una condizione dell’anima che la maturità implacabilmente stempera e il tempo cinicamente sbiadisce e ridimensiona.
“Se questo è amore, che io non so, questa è la prima volta che io lo provo in età da farci sopra qualche considerazione; ed eccomi di diciannove anni e mezzo innamorato. E veggo bene che l’amore dev’essere cosa amarissima, e che io purtroppo (dico dell’amor tenero e sentimentale) ne sarò sempre schiavo.”
L’amore, una sofferenza che dispiace sia alleviata.
“Son certo che il tempo fra pochissimo lo guarirà: e questo non so bene se mi piaccia o mi dispiaccia.”
Il corpo diviene un naviglio in tempesta senza speranza di porto.
“Non trovo cosa che mi paia degna d’occuparmi la mente né il corpo, e guardando come il solo veramente desiderabile e degno di me quel diletto che ho perduto”
Persino l’esercizio del nostro talento ci appare banale.
“Ogni cosa che a quello non mi conduce, mi par vana; lo studio non m’addesca più, e non mi sa riempire il voto dell’animo.”
L’unico obbiettivo esistenziale resta la pratica amorosa.
“Nell’atto di pensare a quest’altro bene si acquista quel doloroso piacere, che il cuor mio giudica il più vero e sodo bene che io possa cercare.”
Un tormento che paralizza.
“ Ho in testa un oggetto che più mi preme, e o ci pensi o non ci pensi, sempre m’impedisce ogni seria applicazione di mente a cosa ch’esso non sia.”
Tutti gli innamorati riferiscono gli stessi sintomi.
“ Al presente giudico di avere in fatti propriamente ed intimamente sentito l’amore; e quali sieno stati i sintomi e le proprietà e in somma il carattere di questo primo amor mio. ”
L’amoroso dolore:
“Hai come mal mi governasti, amore/perché seco dovea si dolce affetto/ recar tanto desio, tanto dolore? ”
Carmelo Celona
05/05/2012
Lacerti tratti da:
“Memorie del primo amore ” – 1818
Giacomo Leopardi