Un progetto per i beni comuni
Incontro tematico su:
“Il Riuso dei Beni Comuni ”
Domenica 13 ottobre 2013 – ore 20 .00
Ex Casa del Portuale – Via Alessio Valore – Messina
evento organizzato da:
Teatro Pinelli
Relatore:
– arch. Carmelo Celona
La relazione dell’arch. Celona
“Un paradigma di bene comune: Un progetto territoriale per la riabilitazione e il riuso degli edifici pubblici dismessi o sottoutilizzati”
passa in rassegna l’attuale il fenomeno dei “beni comuni”: cittadini e società civile che in tutta la penisola hanno e stanno occupando ex teatri, ex cinema, ex ospedali, ex macelli, ex stazioni ferroviarie, ecc… per protestare contro il loro abbandono, contro la loro dismissione, contro la loro sottoutilizzazione, proprio in un momento di crisi civile e morale in cui il recupero e la fruizione di questi beni per altri scopi civili, interpreti dell’attualità, potrebbe soddisfare il bisogno diffuso di servizi e di socialità.
Ormai chi progetta e pianifica le città non può non tenere conto dell’obsolescenza diffusa che in esse ha fenomeni epidemici. Edifici pubblici che un tempo svolgevano funzioni pubbliche oggi vigono in stato di abbandono, a causa di sopravvenute obsolescenze di ordine vario: legale, normativo, economico, giuridico, per improprie scelte politiche endogene ed esogene alle città, ecc..
Questo fenomeno ha messo a nudo la necessità (da tempo prospettata dalle strategie di pianificazione urbana più avanzate) di avviare nelle città processi di progettazione partecipata con i cittadini che conduca alla realizzazione di un “progetto per il bene comune”. Un Ri.U.So. (acronimo di riabilitazione urbana sostenibile) di tutti gli edifici e gli spazi pubblici dismessi o sottoutilizzati. Una riabilitazione civile di questi organismi abbandonati funzionale ad uno sviluppo territoriale e urbano armonico e sostenibile.
La proposta avanzata dall’arch. Celona è quella di avviare una progettazione partecipata strategica per una riabilitazione civile sostenibile che rifunzionalizzi civilmente e architettonicamente tutti gli edifici e gli spazi pubblici che ricadono nel territorio comunale. Una proposta che si colloca all’interno di una nuova visione strategica di pianificazione territoriale che guarda al limite (inteso come consumo zero di suolo naturale) come una risorsa e non come una censura.