La pena di alzarsi
Quante cose sono più piacevole di stare a letto certe mattine? Andare al lavoro certamente no.
“Mi alzerò quando ci sarà qualcosa che valga la pena di alzarsi”.
Un posto di lavoro sicuro e come certe donne sempre infastidite dalla presenza del marito che da nubili non facevano altro che idealizzare il matrimonio.
“Perché mai sentiamo un bisogno così disperato di avere un <posto>? Gli impieghi sono cose orribili”.
A volte l’uomo fa di tutto per aspirare all’infelicità.
“Un impiego! Il premio che mi aspetta dopo anni di studio! Abbiamo lavorato duramente da giovani per poter di nuovo lavorare duramente da adulti. Un impiego! Il culmine della nostra vita!”
Che il lavoro ci ruba il tempo c’è ne accorgiamo sempre troppo tardi.
“Due anni prima, all’università, leggevo romanzi, dirigevo riviste, suonavo in una band e mi alzavo quando ne avevo voglia. Ero padrone del mio tempo e facevo le case che volevo fare. Adesso passo otto ore al giorno all’ufficio. Padrone a venti anni mi ero trasformato in uno schiavo a venticinque”.
Quanto c’è di naturale nei frenetici modelli di vita dell’attuale occidente?
“La supremazia dell’orologio e della macchina ci ha separati con violenza dalla natura”.
Non si pratica più quell’indolente riposo meditativo che indagava dentro e fuori di noi; e gli effetti si vedono.
“Oggi ci sono nuovi nemici del riposo. Nell’era del consumo la fame e Dio sono stati sostituiti dai beni e dallo status sociale”.
Quanto ci conviene vendere il nostro tempo per pagare bisogni indotti?
“La pubblicità ci induce a credere che l’acquisto di un prodotto migliorerà la nostra vita. Per comprare un prodotto ci vuole denaro. Per procurarsi il denaro bisogna sgobbare o fare debiti. Ci indebitiamo per inseguire i nostri desideri, poi continuiamo a lavorare per pagare i debiti”.
Stupisce come la schiavizzante mentalità aziendalista sia interpretata, dagli addetti, con acritico fanatismo e slancio esaltante.
“Il capitalismo ha fatto del lavoro un religione”.
Quelle “pausa pranzo” inquiete con l’occhio all’orologio, come se si dovesse fare attenzione a non perdere un treno o la più grande occasione della vita.
“La nuova etica del lavoro ha assestato un brutto colpo alla tradizione del pranzo consumato con tutta tranquillità. Ecco all’ora l’ascesa del sandwich come mezzo più efficiente per soddisfare la fame con il minimo scompiglio”.
Vi sono coloro che nonostante aspirino alla poligamia non riescono ad essere nemmeno monogami
“Che accade se voi abbracciate la libertà sessuale ma la libertà sessuale non vuole sapere di abbracciarvi. Sarebbe un BRutto colpo. Quel che è certo è che il libero amore si paga a caro prezzo”.
Carmelo Celona
02/05/2013
Lacerti tratti da:
“L’ozio come stile di vita ” – 2004
Tom Hodgkinson