Trapiantati qui

Vi è un luogo in cui, se vi si entra ci si accorge che la democrazia è una messa in scena.

“La stanza dei bottoni non era una pensata di Mussolini. Era di un suo amico, Pietro Nenni. <Ma cos’è, Pierin, questa stanza d’ì boton?> Lo prendeva in giro il Mussolini quando ancora stavano in prigione assieme.<A me mi servirebbe proprio un bottone nuovo>faceva, mostrando la camicia sporca e sbrindellata. Per Nenni il potere era la stanza dei bottoni”.

Rispetto all’uomo primitivo l’uomo moderno in quanto a coraggio si è notevolmente involuto. In origine esprimeva all’altro, con lealtà ed evidenza, la sua avversione, ed ogni conflitto era alla pari. Oggi l’uomo, dissimula la sua disapprovazione con l’ipocrisia e invece di affrontare il nemico a viso aperto usa il raggiro avvalendosi della strutturazione sociale.

Come dice? Che un prete non dovrebbe sparare? Eh, queste sono cose che si dicono oggi e comunque non mi pare ci sia tanta differenza tra sparare direttamente e dare invece la benedizione a chi spara al posto tuo. Sono ipocrisia della modernità. Più andiamo avanti e più ci facciamo raffinati”.

L’emigrazione al nord per alcuni meridionali è un una sorta di ritorno alle origini.

“Così comunque era fatto il nostro podere, e tali e quali al nostro, l’Opera Combattenti ne fece. Trentamila cinquanta nell’Agro Pontino e li popolò trentamilacinquecento uguali a noi dell’Altitalia, presi e trapiantati qui come un’armata biblica”.

Il volgo quasi sempre quando insorge lo fa per difenderei privilegi altrui, magari a discapito dei suoi stessi interessi, morendo spesso sulle barricate per cause che non lo riguardano, anzi che gli sono avverse.

Non la vollero la libertà. La rifiutarono. E insorsero contro di noi liberatori. Erano i preti che accendevano il fuoco dell’ignoranza delle genti: < I Cispadani offendono la Chiesa e bestemmiano Cristo. Indulgenza plenaria a chi li scanna> E quelli<Vai!> a guadagnarsi il paradiso e l’indulgenza del principe di turno, del loro sfruttatore”.

Il nazionalismo italiano è una pietosa retorica. La vera patria per gli italiani è l’appartenenza o l’obbedienza alla congrega di riferimento.

Il Re e Badoglio, dopo aver firmato, senza dire niente a nessuno l’armistizio con gli anglo americani, lasciarono un disco <All’aradio> e via di corsa a gambe a scappare da Roma, ognuno per sé e Dio per tutti. Già stavano sull’incrociatore <Baionetta> Mai nome fu più fatale: una <Baionetta> infissa per sempre nel cuore di quella che sino ad allora avevamo chiamato Patria. Ci mette lei una pezza adesso? Poiché pare proprio che se in Italia la colpa sia dell’8 settembre, la morte dello Stato: Ognuno per se e Dio per tutti, scappi tu che scappo io”.

La concezione dei privilegi e una disumana crudeltà mentale.

Se eri nobile potevi fare quello che ti pareva, nessuno ti avrebbe perseguito. Se loro facevano un torto al popolo, nessuno gli poteva dire parola: <E’ gente mia, dei possedimenti miei? Ci faccio quello che mi pare!>”.

 

Carmelo Celona

03/05/2013

Lacerti tratti da:

Canale Mussolini ” – 2010

  Antonio Pennacchi