Dobbiamo loro la vita

Quei pomeriggi  di giochi guastati dall’ansia dovuta al senso di colpa per non aver fatto i compiti.

“Ogni sera della mia infanzia tornavo a casa perseguitato dalla scuola”.

Dai ragazzi, per il loro bene, si pretende che eccellono a scuola e in ambiti specialistici, mentre dovremmo istigarli a spaziare nell’infinita prateria della conoscenza, cogliendo ovunque, Viceversa nessuna pretesa d’eccellenza avanziamo verso quegli adulti che ricoprono ruoli dove la medesima migliorerebbe la vita di tutti.

Andavo male a scuola, portavo a casa risultati pessimi che non erano riscattati né dalla musica, né dallo sport, né peraltro da alcuna attività parascolastica: < Non preoccuparti, con la maturità si acquisiscono degli automatismi>”.

Quel grottesco perbenismo che discrimina i ragazzini vivaci sino al paradossale: corri ma non sudare!

Il minimo della buona educazione, è essere discreto: nato morto sarebbe l’ideale”.

Quella sensibilità eroica di certi professori capaci di sedurre gli alunni più difficili, salvando loro l’esistenza.

Gli insegnanti che mi hanno salvato erano adulti di fronte ad adolescenti in pericolo. Hanno capito che occorreva agire tempestivamente. Giorno dopo giorno mi hanno tirato fuori. E molti altri come me. Ci hanno letteralmente ripescati. Dobbiamo loro la vita”.

Quando telefonavano i genitori dei compagni di scuola, protestando per qualche ecchimosi riportata dalla loro prole a seguito delle nostre abilità nelle colluttazioni.

Sono telefonate serali, generalmente, verso la fine della cena. Chiamate di madri, il più delle volte. Raramente il padre, il padre viene dopo, all’inizio, alla prima telefonata, è sempre la madre, e quasi sempre per il figlio maschio”.

I nostri figli con il futuro altrove: tragico esodo biblico moderno.

Il futuro come una parete dove sono proiettate le immagini smisuratamente ingrandite di un presente senza speranza, ecco la grande paura delle madri. Nella consapevolezza del proprio presente che l’individuo si costruisce, non fuggendolo”.

I trucchi della dialettica. Quei filtri semantici che difendono dalle insidie della franchezza.

La proposizione che rende possibili tutte le discussioni, condizione prima della sottigliezza, nella sincerità come nella malafede: benché; nonostante che; ancorchè; sebbene; malgrado;” .

Le bugie ci mettono sempre sotto scacco. Bisogna essere leali. La lealtà rende forti, la bugia ci indebolisce e ci rende preda della vigliaccheria e dell’egoismo. La bugia danneggia noi e gli altri.

Bugia scoperta, collera degli uni, dolore degli altri, accuse, punizioni, bilanci, impotente senso di colpa, umiliazione, compiacimento dello smacco”.

 

Carmelo Celona

05/04/2013

 

Lacerti tratti da:

Diario di scuola ” – 2007

Daniel Pennac