Preferirei di no!
Non bisogna facilitarsi i compiti, bensì semplificarli: la facilità è un premio immeritato che non mette alla prova le nostre capacità; la semplicità, viceversa, è l’esercizio più difficile che una mente possa compiere, poiché essa altro non è che una complessità risolta.
“Sono un uomo che, dalla giovinezza in poi, ho maturato una profonda convinzione: nella vita la via più facile è la migliore”.
A volte la stupidità di taluni è così convincente da farci prendere in considerazione persino l’ipotesi di essere noi a sbagliare. La saggezza del dubbio espone a rischi.
“Non è infrequente che un uomo, urtato in modo inconsueto e violentemente irragionevole, cominci a dubitare delle congetture in modo vago che, per quanto strano, la ragione e il diritto stiano forse dall’altra parte”.
Coloro che per vincere usano come arma la loro ottusa ostinazione puntando sulla stanchezza dell’avversario; non avendo nulla da perdere, nemmeno il tempo.
“Nulla esaspera una persona seria quanto la resistenza passiva”.
La condizione di vita peggiore per un uomo non è la malattia, il dolore, la povertà, ma la solitudine.
“La sua povertà è grande! Ma la sua solitudine, che cosa orribile!”.
Quegl’infelici che con garbo, si nascondono agli occhi del mondo, quasi non volessero disturbare la festa ai più fortunati. Evitano sempre quel chiasso sociale che molto spesso confondiamo con la gioia.
“La felicità contagia la luce, ecco perché crediamo che il mondo sia lieto; ma l’infelicità si nasconde e si isola, ecco perché crediamo che non ci sia l’infelicità”.
La generosità non ha mai educato l’egoismo viceversa le lusinghe di quest’ultimo quasi sempre attecchiscono.
“Spesso accade che la contiguità con animi poco liberali finisce con il logorare i migliori propositi degli animi generosi”.
L’attuale capitalismo rapace e la politica cinica che lo sostiene hanno ucciso migliaia di lavoratori pur lasciandoli in vita. Li hanno uccisi licenziandoli. I cortei di protesta, ormai, sembrano dei funerali.
“Era stato un impiegato subalterno nell’ufficio delle lettere smarrite. Era stato all’improvviso licenziato per un cambiamento nell’amministrazione lettere smarrite, lettere morte! Non suona come uomini morti? ”
Dove finiscono le parole non lette e i pensieri non espressi? In un magazzino dove crediamo di attingere prima o poi; mentre il tempo poco dopo le porta al macero.
“Ogni anno vengono bruciate carrettate di parole di perdono per coloro che morirono nello sconforto; di speranza per coloro che morirono disperati; buone nuove per coloro che morirono soffocati da sventure inconsolabili. Apportatrici di vita, queste lettere rovinano verso la morte”.
Carmelo Celona
25/03/2013
Lacerti tratti da:
“Bartleby lo scrivano” – 1853
Herman Melville