Arriva prima lui
Spesso la trascuratezza cela il talento così come l’eleganza certe inconcludenze.
“Aveva un’aria un po’ assonnata, un fare di persona che combatte con una laboriosa digestione: vestito come il magro onorario statale gli permetteva di vestirsi, e con una o due macchioline d’olio sul bavero, quasi impercettibili”.
La tristezza degli esseri umani spesso ci appare in certe tenere sfumature dei sorrisi.
“Tutto questo lo aveva in parte intuito da qualche accenno o dai dolcissimi momenti della tristezza di lei”.
Il destino: quest’utile astrazione a cui attribuiamo il ruolo di pilota della nostra esistenza, utile per giustificare i nostri errori e sopportare certe sorti atroci.
“Similmente a certi filosofi, attribuiva un’anima, anzi un’animaccia porca, a quel sistema di forze e probabilità che circonda ogni creatura umana, e che si suol chiamare destino”.
Certi burocrati andrebbero educati alla bellezza per sottrarli al grigiore dei codici, al tedio dei cavilli, della carta bollata, per liberarli dalla loro visione cartacea dell’esistenza.
“Era una giornata meravigliosa: di quelle così splendentemente romane che persino uno statale di ottavo grado se sente aricicciasse ar core un nun socchè, un quarche cosa che rissomija a la felicità”.
Quel violento abuso della qualifica di amico: uno stupro al più grande dei sentimenti umani.
“<Amico, che amico! amico ‘e chi?> Raccolte a tulipano le cinque dita della mano destra, altalenò quel fiore nella ipotiposi digito-interrogativa tanto in uso presso gli Apuli”.
Le combinazioni infinite dei muscoli mimici, che traducono ogni preciso pensiero, sono impossibili da dissimulare.
“Quello che je premeva era più de tutto la faccia, il contegno, le immediate reazioni psichiche e fisiognomiche, degli spettatori e dei protagonisti del dramma: de sto branco de fregnoni e de fiji de mignotte che stanno ar monno”.
Il pensiero è invincibile perché non si può regimentare.
“Non si può impedire il pensiero: arriva prima lui. Non si può scancellare dalla notte il baleno d’un idea: un’idea un poco sporca, poi…”
Quegli sguardi lubbrichi alle forme delle donne di certo gallismo stupido quanto inconcludente.
“Quelle lunghe guardate ad ogni donna, a quelle piene, poi! A le belle serve tutta salute, tutte cosce”.
L’incontenibile virilità dei maschi adolescenti che non si placa nemmeno con uno sfrenato onanismo.
“Priapava fuori da la vesta, com’ebbe a dire sorridendo e corrugando a un tempo le ciglia il dottor Ghianda<una pubertà facinorosa> ”.
La povertà ha il suo inconfondibile odore.
“Un odor di panni, a chiamar panni i lipoidi, gli aminoacidi, l’urea, il sudore insomma di che i panni dei poveri s’imbevono”.
A volte umanizzare ciò che ci dà consolazione, aiuta a sopportare la disumanità di certi “umani”.
“Avevamo visto il commendator che arrancava co du fiaschi uno de qua uno de là, che pareveno du gemelli in collo a la balia”.
Quegli eufemismi per qualificare i sottoposti.
“Le direttive da impartire alle sottostanti gerarchie, cioè a li vasi de coccio l’uno de sotto all’altro che se le bevevano a garganella in cascata, le sue truculente fessaggini: l’uno dal sedere dell’altro”
Spesso la trascuratezza nasconde il talento così come l’eleganza è la corazza di certe inconcludenze.
“Aveva un’aria un po’ assonnata, un’andatura greve e dinoccolata, un fare un po’ tonto come di persona che combatte con una laboriosa digestione: vestito come il magro onorario statale gli permetteva di vestirsi, e con una o due macchioline d’olio sul bavero, quasi impercettibili”.
Nonostante l’iniziale passione e la finale benevolenza, il marito è un mezzo, a volte il prezzo, che le donne debbono pagare per raggiungere il vero obbiettivo della loro esistenza: diventare madri.
“Mancandole i figli, il marito cinquatottenne decade senza suo demerito a buon amico, ma di gesso, a ornamento piacevole della casa, a delegato e segretario generale della confederazione dei sopramobili. Un animale infruttifero. Un arnese che non serve: uno sdipanato succhiello”.
L’onestà esige anche ordine. L’ordine è assenza di caos, di confusione, messa in chiaro. La chiarezza richiede coerenza e la coerenza è il distintivo dell’onestà.
“Le lunghe scarpe nere e stralucide sembravano conferire valore alla testimonianza: un tale impiego di brill, un così energico intervento del gomito, non ponno sovrapporsi alla menzogna e al disordine ”.
17/02/2013
Lacerti tratti da:
“Quer pasticciaccio brutto de via Merulana ” – 1957
Carlo Emilio Gadda