Era un brav’uomo

il cappotto di Gogol

Spesso l’inefficienza degli uffici pubblici mortifica  amaramente la democrazia, il rispetto per i cittadini e il senso della solidarietà collettiva, lo Stato che rappresentano.

“ Non c’è nulla di più squallido dei dipendenti dei dipartimenti, delle cancellerie, in una parola degli uffici di ogni sorta. Oggi giorno ciascuno sente che in lui viene offesa tutta la società umana”

Vi sono funzionari che nascono e muoiono in un determinato ufficio sempre ricoprendo lo stesso ruolo. Questo è un bene per la continuità e l’esperienza professionale, la memoria storica  ma al tempo stesso anche un rischio per la collettività.

Per quanti direttori si avvicendassero nel dipartimento lo si vide sempre allo stesso posto, nello stesso atteggiamento, con le stesse funzioni; tanto che tutti si convinsero che egli era venuto al mondo già pronto per assumere quel posto.

Quella strana inquietudine che ci assale davanti a certa professionale cordialità.

Si sentì correre un brivido per la schiena vedendo quanto c’è di disumano nell’uomo, quanta crudele rozzezza era nascosta sotto la modernità più coltivata e più raffinata, e perfino, Dio mio! Nelle persone che tutti consideravano oneste e onorate.

Forse in certe resistenze ad evolversi non c’è soltanto un limite mentale ma anche un certo istinto di conservazione.

Un direttore che era un brav’uomo e desiderava ricompensarlo per i lunghi anni  di servizio prestato, dette ordine che gli venissero affidate delle mansioni un po’ più importanti che non la solita copiatura. Egli doveva stendere un rapporto per un altro ufficio; tutto il lavoro consisteva nel mutare l’intestazione e cambiare qualche verbo dalla prima alla terza persona. Quel lavoro gli costò una tale fatica che il poveraccio si mise a sudare sette camicie, si battè la mano sulla fronte, e alla fine disse: < No, datemi piuttosto qualcosa da copiare>

Sono tornate le rammendatrici, e non è questione di moda.

Esaminandolo accuratamente il cappotto era diventato leggero come cotonina; il tessuto era talmente consumato che ci si vedeva attraverso. Dei colleghi gli avevano persino negato il nobile nome di “cappotto” e lo chiamavano “ vestaglia”. Il colletto diventava ogni anno più corto, perché ne venivano tratte delle pezze che andavano a rinforzare altre parti

La deformazione professionale di ognuno, impedisce una relativizzazione della realtà. Riportiamo tutto negli schemi conosciuti e negli ambiti in cui siamo dominanti. Compariamo  il mondo solo con quella parte che conosciamo traendone spesso giudizi e opinioni errati.

Di che si tratta, Petrovich esaminò tutta l’uniforme di Akokij Akakievich, dal colletto fino alle maniche, passando in rivista la schiena, le falde e le asole: Tale è l’abitudine dei sarti e la prima cosa che fanno incontrando qualcuno.

Quell’incontenibile riso che ci assale quando abbiamo si realizza un agognato desiderio.

Camminava nella più festosa disposizione d’animo. Ogni minuto, ogni secondo, anzi, sentiva di avere sulle spalle il cappotto nuovo, e un paio di volte gli venne perfino da ridere per la gioia interiore.”

L’impenetrabile oscurità dell’animo umano.

Non è proprio possibile entrare nell’anima di un uomo per individuare tutto quello che pensa.”  

Quell’impersonale: <Dica…..!!!>  che ci viene rivolto entrando in certi uffici ci anticipa chiaramente che in quel luogo la civiltà non ha cittadinanza.

La mattina presto egli andò dal commissario distrettuale; ma gli venne detto che il commissario dormiva; tornò alle dieci e gli dissero che dormiva ancor; tornò di nuovo alle undici, ma gli dissero che il commissario non era in casa; egli tornò all’ora di pranzo ma non volevano lasciarlo passare e pretendevano sapere di che si trattava ”  

Invece di sospettare del sospettabile disonesto o di concentrasi per individuarlo, ad alcuni investigatori, tutori dell’ordine e persino pubblici ufficiali gli viene più facile sospettare subito dell’onesto, di colui è vittima del reato. Chissà perché tanto acume si perde in infantili mancanze di buon senso?

Invece di fare attenzione al punto essenziale della faccenda, egli si mise ad interrogare Akakij Akakievich: perché mai era rincasato così tardi? Aveva l’abitudine di frequentare qualche casa poco perbene? Vi si era recato quella sera? Tanto che Akakij si confuse completamente e uscì di lì senza sapere se la faccenda avrebbe seguito debito corso oppure no.”  

Senza la fabbrica dei favori certa mediocrità non riuscirebbe a farsi eleggere nemmeno come amministratore di condominio.

Uno di essi, mosso da compassione, stabilì di dargli un buon consiglio, e gli disse di non rivolgersi al commissario di quartiere. Meglio di tutto era che si rivolgesse ad un certo importante personaggio, e l’importante personaggio, scrivendo o mettendosi in contatto con chi di dovere, poteva affrettare il corso delle cose.”

Quegli incapaci che si dicono bravi ramage solo perché sanno che nessuno mai verificherà il loro operato, nonostante i disastri.

Oggi nella nostra Russia, tutto è contagiato dall’imitazione, tutti imitano o scimmiottano i loro superiori.”  

Forti con i deboli e deboli con i forti. Personaggi la cui unica utilità è ad appannaggio dei propri interessi, con certo per la società o per gli altri.

Il direttore, solitamente nei suoi dialoghi con gli inferiori erano improntati alla severità ed erano costituiti esclusivamente da tre frasi: – Come osate? – Sapete con chi parlate? – Capite chi vi sta d’avanti?- Del resto, in fondo, era un brav’uomo, buono e servizievole  con gli amici.”  

Per la maggioranza dei burocrati, l’utenza dovrebbe essere informata su quello che neanche loro conoscono, pur essendo questo il motivo per il quale vengono pagati. Li sostiene l’infame precetto per il quale la legge non ammette ignoranza.

“Ma voi signore ignorate forse la prassi burocratica- l’interruppe bruscamente- Dove credete di essere? Non sapete come si sbriga una pratica? Avreste dovuto per prima cosa consegnare la vostra domanda in cancelleria; la pratica sarebbe passata al capo ufficio; quindi al capo reparto che l’avrebbe consegnata al segretario e il segretario finalmente l’avrebbe presentata a me.”

Quei potenti che finita la carica li attende la pialla dell’oblio. Nemmeno il cane gli ha mai voluto sinceramente bene.

Lo seppellirono come se egli non ci fosse mai stato. Scomparve, sparì un essere che nessuno aveva mai difeso, che nessuno aveva mai amato, a cui nessuno si era mai interessato. Era sceso nella tomba senza aver compiuto nessuna straordinaria impresa”  

Bisogna riscattarsi dal potere e ci si accorgerà che non è così forte come si crede. E’ solo il nostro riconoscimento che lo rende forte. Basta non riconoscerlo più che subito si svelano le sue inconfessabili debolezze.

“ <Ah! Eccoti qua, sei proprio tu finalmente! Finalmente ti ho acchiappato per il colletto! E’ il tuo cappotto che voglio! Tu non hai voluto preoccuparti per il mio, per giunta mi hai fatto una lavata di capo! Ora devi darmi il tuo cappotto!> Al povero importante personaggio per poco non gli prese un colpo. Sebbene in ufficio con gli inferiori si fosse dimostrato uomo di carattere virile e figura autoritaria.”  

 

Carmelo Celona

31/12/2011

 

Lacerti tratti da:

Il Cappotto ” – 1847

Nicolaj  Vasilievich  Gogol