E se ne andò
Ora basta! non sappiamo che farcene dei soldi per i soldi e di questa partita truccata che ancora ci ostiniamo a chiamare democrazia. La ragione, l’onesta e la competenza sono vittime di un grande imbroglio.
“Un altro relatore, salì. Vecchio, mezzo cieco con in mano una quantità imbarazzante di foglietti. Si avvicinò al microfono. Buonasera a tutti. Vista l’ora sarò brevissimo. Sono un matematico, specializzato in proiezioni di mercato e statistica. Mi avevano chiamato per un discorso sulla curva del plus valore riferita agli investimenti a medio e lungo termine. Ma a questa platea sfatta dalla noia, volevo dire altro. A me rimane poco da vivere e mi sono reso conto che ci hanno preso in giro. A tutti. Nel nome del profitto ci hanno spolpato. Nel nome del profitto si sono commesse le più nefande atrocità. Se una cosa porta profitto viene presa in considerazione. Altrimenti no. E questa la chiamate democrazia? Un paese dove un medico al quale ci rivolgiamo spaventati, pregandolo di salvare la vita ai nostri cari, o un insegnante che educa i nostri figli guadagnano un millesimo rispetto a un sarto che veste una banda di anoressiche, non è un paese democratico. Un ricercatore in Italia, che perde la sua vita per rintracciare un virus o una cura per l’umanità, guadagna la metà di un hostess in cui unico compito è portarci il caffè. Perché? Per il profitto! E non si spende più una parola sulla dignità umana, sui valori. Ci hanno massificato. Omogeneizzato. Omogeneizzare gli esseri umani è orrendo. E’ questo paese nel nome di una falsa democrazia è del profitto, ci ha omogeneizzati tutti. Al minimo, giù, in basso. Non siamo tutti uguali! Il voto di un eminente professore, di un nobel, di un architetto di fama mondiale, di un luminare, di un grande giornalista non può avere lo stesso valore di quello di una specie di uomo di Neanderthal che passa tutta la giornata al bar, o che ruba stereo, o di un commerciante, che non paga le tasse, o di un demente che la domenica sfonda i treni perché la sua squadra ha perso. No! Quelli dovrebbero votare cento, mille volte. Questi neanche una. Quelli dovrebbero guidare il paese, questi neanche dovrebbero essere interpellati. Questa non è democrazia, è populismo! E’ poi cosa si fa? Tutti a succhiare così indecentemente dalle mammelle avvizzite di questo Ente. Questa è pornografia, è orrendo, è mostruoso. Avete creato un mostro e non lo sapete, non lo volete e non lo potete più gestire. Bè, la mia opinione dopo sessantenni di studi, dottorati, ricerche nelle tredici più grandi università del mondo, è una sola ed è molto semplice: Andatevela tutti a prendere nel culo. E se ne andò.”
Carmelo Celona
16.09.2012
Lacerti tratti da:
“La giostra dei criceti ” – 2007
di Antonio Manzini