La moglie fastosa
La bellezza femminile attrae l’uomo con forza fatale e incontrastabile.
“La bella. Quel modo di guardare, quell’occhiata gradassa e ribalda, quella bocca acre, quel labbro superiore tirato che scoperchia i denti. Ero calato giusto al centro della ragnatela e restavo tutto avvolto nella fuliggine.”
Davanti alla silenziosa immensità del mare ogni rumore, ogni gesto scomposto è una profanazione.
“Non l’avrei infastidita. Il momento offriva una opportunità di silenzio, di rilassamento. Il mare infinito stende una immobilità vivissima, estesa.”
Rovistare nella biancheria intima delle signora: un caleidoscopio di erotiche visioni.
“Adagio ne cavai una dal mucchio come una tortorella dal nido di foglie; inconsistente, piegata, di velo denso in tutto uguale al brandello di una benda per le medicazioni. La svolgevo. La esilità dell’insieme e l’apertura alle cosce erano quelle di sempre; molto sconciamente allentata nella parte anteriore (nella pattina e ai fianchi) dal ricamo spalancato di pizzo.”
Quella consistenza delle lingerie, la loro precarietà strutturale, arrendevole, latrice del desiderio di svelarsi o di lasciarsi svelare, rappresenta un inequivocabile indicatore d’invito.
“Il colore era vagamente rosato, la merlettatura beige. Mutandine di taglio basso, quelle, e ridotto; segretissime, sperabilimente da letto, elastico assai cedevole, tenerissimo, lento.”
Quando l’istinto ci fa perdere il controllo e ci rende irresponsabili e ridicoli:
“Vi sono attimi della nostra esistenza dei quali non potremmo mai rispondere così come momenti in cui l’approssimarsi di un evento grande e atteso e una incontenibile ardenza ci impediscono una serena ragione”
Le immagini convulse del sesso come i ricordi del frangente di una battaglia.
“Evvìa in mutande. Il disordine discinto, veloce, spalancato, intricato di lacci e di garza e di polpa. Mutande sudate, lievi, appiccicate nel viluppo con la carne livida, quasi oleosa, sovrappiena, affondate nel solco pingue del deretano ampio e imponente, tracotante, opimo; La gran male oscura e umida, soffice, era già tutta quasi fuori della sua buccia di velo”
L’amore nella penombra lunare di una notte d’estate:
“Mi inebria la fragranza di quell’ammucchio stragrande di capelli illimpiditi dal tenue chiarore di luna ”
Le donne soccorro certi istinti con un atteggiamento di superiorità distaccato e professionale, che soddisfatto il bisogno imbarazza e mortifica.
“Prese a favorirmi con le dita in un disbrigo sfrontato, iniquo, sacrilego. La bellona sapeva quel che bramavo. Quel dramma si compì a pieno, come Dio volle.”
Carmelo Celona
30/04/2012
Lacerti tratti da:
“Principi generali ” – 1993
Giuseppe Mazzaglia
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