Fenomenologia di Gino Coppedè

Fenomenologia di Gino Coppedè

Questa opera (pubblicata nel 2010 a tiratura limitata è in fase di ripubblicazione) deriva da un vasto lavoro di ricerca storico-critica sull’opera omnia dell’architetto Gino Coppedè, nato a Firenze  nel 1866 e morto a Roma nel 1927. Un lavoro monografico dedicato esclusivamente alla figura dekk0architetto toscano.

Un architetto che nella sua epoca ebbe una notorietà transnazionale. Le sue opere, oltre ad essere molto diffuse in tante città d’Italia, sono anche in Svizzera ed in Spagna ed in Brasile.

Egli fu uno dei primi archistar, e certamente il primo stilista, in senso moderno. La sua  architettura fu un vera vera e propria moda. lo “Stile Coppedè”.

E’ l’unico architetto italiano di tutti i tempi che vanta uno stile onomastico, dovuto alla difficile collocazioni del suo linguaggio tra le correnti architettoniche del suo tempo e in quelle dell’architettura in genere.

La sua esperienza espressiva è unica e singolari, priva di epigoni. Il suo verbo, le sue tecniche, il suo enciclopedico citazionismo colto e lussuoso al tempo stesso, la sua vicenda personale, le sue radici toscane, il suo essere rivoluzionario con le sue cifre reazionarie, la sua capacità di marcare fortemente i contesti urbani e sociali in cui è intervenuto assumono un atteggiamento fenomenologico.

La sua fama gli procurò richieste di intervento in tutta in Italia ed anche all’estero. Incarichi commissionati da una blasonata clientela privata per la quale realizzò principalmente ville e castelli di villeggiatura in amene località.

A Genova, a Messina ed a Roma, inversamente che altrove, il suo intervento non si limitò a singole o poche opere, bensì marcò notevolmente l’ambiente cittadino e per una serie di circostanze, che in questa pubblicazione sono indagate, le sue opere divennero elementi che caratterizzarono l’ambiente urbano e quello sociale incidendo sulla struttura  identitaria di queste città.

Il carattere della sua architettura produsse ovunque elementi distintivi.

Importante la sua impronta nel capoluogo ligure: a Genova egli fu uno degli esponenti più autorevoli dalla produzione neo-eclettica genovese tra la fine del XIX secolo e l’inizio del  successivo, divenendo figura di spicco nello sviluppo estetico della nuova città. Coppedè fu l’architetto che, nel capoluogo ligure,  più di altri interpretò le nuove istanze di una borghesia capitalistica e commerciale per la quale elaborò, con la sua architettura, la rappresentazione estetica dei suoi intenti. Egli con il suo stile condizionò il gusto  della nuova classe egemone. Lo  Stile Coppedè, nel capoluogo ligure, tratteggiò la fisionomia della nuova Genova repubblica marinara del XX secolo.

A Messina fu tra i primi a intervenire nella ricostruzione della città dopo il terremoto del 1908. In riva allo Stretto lavorò per una borghesia agraria, che non celebrava conquiste di mercati transoceanici ne si imponeva nel mondo della finanza e dell’industria continentale e mondiale, bensi glorificava una migrazione dall’entroterra al capoluogo. Un’occupazione di un territorio lasciato libero dal tragico evento sismico, che sconvolge la città dimezzandone la struttura demografica, distruggendo la struttura urbana e impoverendo e modificando quella civile e culturale. Gino Coppedè nella città peloritana dovette adattare il suo stile e la sua esuperanza creativa al contesto e alle rigide norme antisismiche, emanate dopo la catastrofe, dando vita ad  una versione del suo stile, una sorta di maniera autografa che dette vita ad uno Stile Coppedè Epidermico che rinuncia all’articolazione dei volumi e lavora sui prospetti, sulla pelle degli edifici. Egli si sforzerà di rappresentare una borghesia agraria ancorata ad una feudalesimo provinciale mai dismesso, che si accingeva finalmente, dopo secoli, a prendere possesso della città distrutta. Le sue opere in riva allo stretto, pur restando le più contaminate e le meno significative, marcarono efficacemente  l’ambiente, tanto da condizionare tutta l’architettura della città risorta, il cui carattere risulterà  marcatamente eclettico di  inequivocabile di gusto coppedeano.

A Roma il suo intervento venne confinato in una porzione marginale della città, un quartiere in prossimità della via Nomentana. Un intervento che riscosse successo e curiosità, ma non riuscì comunque a contaminare o influenzare altre esperienze, ne ad espandersi in altri ambiti urbani. Nella città eterna, destinata quale centro del potere amministrativo e politico del nuovo Stato, la verve di Coppedè espresse un’estetica che compiacque una borghesia burocrate e impiegatizia di vertice nella struttura amministrativa dello Stato sabaudo prima e di quello fascista dopo. Questa nuova classe sociale, prevalentemente esogena, in via di radicamento nella capitale, a lungo si identificò nelle ridondanze fantastiche del gusto coppedeano. Coppedè a Roma fu fortemente accreditato da una schiera di parlamentari conservatori, anch’essi di estrazione esogena alla città, che divennero suoi testimonial, facendo diventare lo Stile Coppedè uno status symbol. Nonostante i suoi influenti sostenitori Gino fu oggetto di dure critiche da parte dell’ambiente accademico. L’ambiente cultuale ed intellettuale capitolino dell’epoca visse il linguaggio coppedeano come un’ anacronistica invasione. L’architettura romana di Coppedè comunque subì un vero e proprio processo di marginalizzazione istigato da quel regime fascismo, che agli inizi lo aveva eletto a detentore dell’arte italica, poi, quando cominciò ad assumere mire imperialiste, lo rinnegò  trovando più adatta  la retorica dell’ Architettura Romana in vece di quella favolistica e blasonata del fiorentino.

Quest’opera si pone lo scopo di riscoprire la figura controversa di Gino Coppedè attraverso l’analisi critica di tutta la sua opera e delle sue architetture realizzate prevalentemente nelle tre città, dove egli rimane ancor oggi un fenomeno che determina interrogativi  e stupori. La sua fama nei tre capoluoghi e diffusissima, ed è inversamente proporzionata all’oblio in cui è stato relegato dagli storici dell’architettura.

 

Il libro, attraverso l’analisi dell’ostentata teatralità e dell’inventiva decorativa di cui è caratterizzata la produzione di Coppedè, propone un viaggio a ritroso nel tempo, cercando di comprendere meglio e più approfonditamente, un’importante fenomeno  della storia recente della architettura italiana  e di capire perché l’opera del fiorentino, considerata un fatto eclatante dalla cronaca del tempo, che ancor oggi influenza l’ambiente e la cultura degli ambiti cui sorge, non fu mai ritenuto degli addetti ai lavori degna di alcuna segnalazione.

La lettura proposta non privilegia la sola contemplazione degli organismi architettonici in esame, ma si approccia ad essi con un metodo critico d’analisi, considerando questi fantastici “libri di pietra” un veicolo di segni  che consente di capire la storia passata e la stagione contemporanea, guardando l’architettura di Coppedè non passivamente, come un dato da subire, ma come un elemento  nel quale è possibile leggere i processi, storici, politici, sociali e culturali che l’hanno determinata e gli effetti di questi nel corso del tempo, fino ad oggi.  Insomma, l’architettura di Coppedè come narrazione, una narrazione di storie, attraverso le sue singolari forme.

Una narrazione imparziale e incondizionata, che si avvale del linguaggio dell’architettura come una chiave, un codice, per leggere le parti bianche dei libri di storia, come veicolo della storia,  una macchina del tempo che ci consente un viaggio nel passato e che ci fa capire meglio il presente.

Le architetture raccontano, e riferiscono argomenti che si possono comprendere facilmente. Parlano di democrazia e di aristocrazia, di dispotismo e solidarietà, di disponibilità e arroganza, di accoglienza e minaccia, di partecipazione al futuro e di nostalgia per il passato.

Qualsiasi architettura trasmette un’idea degli atteggiamenti psicologici e morali che rappresenta, delle categorie di pensiero che l’hanno concepita e realizzata e del rapporto di queste ultime  con i contesti spaziali, ambientali, culturali e storici che l’hanno accolta.

Il lavoro è diviso in sei parti:

  • nella prima parte viene analizzata la dimensione nazionale ed internazionale della figura di Gino Coppedè nell’ambito dell’architettura italiana ed europea tra il XIX ed il XX secolo, il suo successo, il suo ruolo, insieme ad architetti come Sammaruga, Moretti, Carbone, Arata etc., nel contrastare  l’avanzata  dell’architettura moderna. Egli fu tra i massimi esponenti di questa resistenza conservatrice. La sua figura, unica nel manipolare l’anima antica dell’architettura, è quella che più di tutte ha perduto il confronto, sia con il modernismo che con l’accademia, cadendo nell’oblio;
  • nella seconda parte viene analizzato il fenomeno Coppedè, il suo stile, unico nella storia dell’architettura a vantare una denominazione onomastica, i suoi modelli stilistici ed il suo grande successo professionale dell’epoca;
  • nella terza, quarta e quinta  parte viene approfondito ed analizzato il suo ruolo di protagonista nella recente storia delle città di Genova, Messina e Roma, attraverso l’analisi delle sue opere, delle tantissime fonti d’archivio inedite, nonché attraverso un vasto lavoro di ricostruzione grafica e filologica, che ha totalmente recuperato la sua figura dal limbo in cui era stata  distrattamente relegata. In questa parte viene analizzato il valore storico, sociale, politico e culturale  dell’opera di Coppedè. Da questa analisi emerge quanto l’intervento di Gino  sia stato molto significativo  a Genova, ininfluente ed episodico nella capitale e primario e condizionante in riva allo stretto, determinando forse, il più significativo tra i tanti fenomeni architettonici che dal terremoto ad oggi si sono verificati nella città peloritana, dove il suo valore palingenico registra ormai da tempo un’attenzione inversamente proporzionata alla sua importanza:
  •  nella sesta parte viene proposto un repertorio di schede  di approfondimento e analisi di tutti gli organismi architettonici realizzati da Gino Coppedè. Di questi alcuni già molto noti, tantissimi poco conosciuti ed alcuni di nuova attribuzione, poiché gli studi condotti hanno fatto emergere inedite fonti  ed inedite vicende.

 

SOMMARIO

  • INTRODUZIONE

 

  • PARTE PRIMA:

La dimensione nazionale e continentale dell’opera di Coppedè

1.1 Il contesto Europeo (dal 1866 al 1926) e la perdita della visione romantica dell’arte

1.2 L’eclettismo  in Europa

1.3 Il neo eclettismo  in Italia

1.4 Gino Coppedè ed il neo-eclettismo reazionario

 

  • PARTE SECONDA:

L’architettura Coppedeana

2.1. Cenni biografici

2.2. Le radici dello “Stile Coppedè”

2.2. Lo “Stile Coppedè”

2.3. Lo “Stile Coppedè” e l’architettura

2.4. Il valore dell’architettura di Gino Coppedè

2.5. Il successo di Gino Coppedè

2.7. Semiotica dello “Stile Coppedè”

2.8.  Fenomenologia di Gino Coppedè

 

  • PARTE TERZA:

L’opera  di Coppedè nella nuova Genova tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900

3.1. Genova tra i due secoli capitale del positivismo

3.2. L’architettura di Gino Coppedè a Genova ed in Liguria

3.3.  L’influenza di Coppedè nell’ampliamento  del capoluogo ligure agli inizi del ‘900

3.4. Semeiotica dell’architettura  di Gino Coppedè a Genova

 

  • PARTE QUARTA:

 L’opera  di Coppedè a Messina: il suo intervento nella ricostruzione della città dopo il terremoto del 1908

4.1. La ricostruzione di Messina dopo il 1908

4.2. L’architettura di Gino Coppedè a Messina

4.3.  L’influenza di Coppedè nella nuova architettura cittadina ed i suoi epigoni

4.4. Semeiotica dell’architettura  di Gino Coppedè a Messina

 

  • PARTE QUINTA:

 L’opera di Coppedè a Roma: Il Quartiere di via Po e la sua ultima opera in via Veneto

5.1. Roma tra i due secoli

5.2. Il Quartiere di via Po e l’opera di Coppedè a Roma

5.3. Il dibattito sul Quartiere ed il rifiuto dell’ambiente romano

5.4. Semeiotica del Quartiere romano

 

  • PARTE SESTA (schede):

 

Le opera di Gino Coppedè a Genova   (schede)  :

I castelli di Genova (schede)

  1. Castello Mackenzie
  2. Castello Turcke
  3. Castello Bruzzo

I palazzi di Genova (schede)

  1. Palazzo Bogliolo
  2. Palazzo Zuccarino
  3. Palazzo Zuccarino-Cerruti
  4. Palazzina Via Sivori
  5. Palazzo Pastorino
  6. Gran Hotel Miramare
  7. Ingresso Stazione Principe Granarolo
  8. Palazzo Officine S. Giorgio

le ville di via Piaggio(schede)

  1. Villino Delle Piane
  2. Villino Cogliolo
  3. Villino Maria Cerruti
  4. Villa Alessandro Cerruti
  5. Villino Canepa
  6. Palazzina Cerruti

le ville di Genova (schede)

  1. Villa Canali
  2. Villino Profumo
  3. Villa Strameri

le ville di via Salita Nostra Signora del  Monte (schede)

  1. Le non realizzate
  2. Villa Mackenzie
  3. Villino Martini
  4. Villino Queriolo
  5. Villino Bozzano

le ville in provincia di Genova (schede)

  1. Villa Coppedè
  2. Villa Odero
  3. Villa Merello
  4. Castello Becchi
  5. Villa Becchi
  6. Palazzina Becchi
  7. Villa Trivero-Paradiso
  8. Asilo Davidson
  9. Villa Davisdon- Fanny
  10. Palazzina Rosa
  11. Castello Becchi
  12. Villa Carlo Becchi
  13. Castello Centurione

Progetti non realizzati  (schede)

L’architettura funeraria  di Genova (schede)

I progetti urbanistici  di Genova (schede)

L’Esposizione internazionale  di Genova  1914 (schede)

 

Le opera di Gino Coppedè a Messina   (schede)  :

I palazzi di Gino Coppedè nel centro di Messina (schede)

  1. Palazzo Bonanno
  2. Palazzo Costarelli
  3. Palazzo Tremj o del Gallo
  4. Palazzo Cerruti o dell’Ape
  5. Caseggiato Cerruti
  6. Banco Cerruti
  7. Palazzo dello Zodiaco
  8. Palazzo Loteta
  9. Casa Cerruti
  10. Palazzo Magaudda

Le ville sub-urbane di Gino Coppedè a Messina (schede)

  1. Villa Costarelli
  2. Villa Loteta
  3. Villa Minasi
  4. Villino delle tigri

 

Le opera di Gino Coppedè a Roma   ( schede)  :

Il Quartiere di Via Po (schede)

  1. Palazzi degli Ambasciatori – corpo A
  2. Palazzi degli Ambasciatori – corpo B
  3. Palazzi degli Ambasciatori – corpo C
  4. Fontana delle Rane
  5. Palazzo delle Aquile
  6. Palazzo del Ragno
  7. Villini delle Fate – corpo A
  8. Villini delle Fate – corpo B
  9. Villini delle Fate – corpo C
  10. Palazzo dell’Ambasciata del Sud Africa
  11. Palazzo delle Spighe
  12. Palazzina del Veliero
  13. Palazzina del Gallo dei dadi e del Graal
  14. Palazzo della Colonna Zoppa
  15. Villino dei Levrieri
  16. Palazzina delle Api
  17. Villino della Colonna Tozza
  18. Villino dei Gigli
  19. Palazzina delle Serliane
  20. Villino dei Leoni
  21. Palazzina dei Cavalieri

 

I palazzi del Centro di Roma (schede)

  1. Palazzo Coppedè via Veneto,

 

Le opere in Italia  (schede)

  1. Castello Frisoni ( Bucine- Arezzo)
  2. Villa Rolandi Ricci ( Lido di Camaiore- Lucca)
  3. Villa Biancardi ( Codogno – Lodi)
  4. Villa Ambrosoli ( Menaggio- Lago di Como)
  5. Villa Diani Pessina ( Mezzagra-  Lago di Como)
  6. Asilo Cerruti (Avolasca- Alessandria)
  7. Villa Maria (Avolasca- Alessandria)
  8. Palazzo Romagnoli (Firenze)
  9. Villino Cerruti (Terracina)
  10. Officine San. Giorgio (Pistoia)
  11. Asilo Bogliolo (Villavernia- Alessandria)
  12. Palazzo Galli ( Napoli)
  13. Cappella Folli ( Codogno – Lodi)

 

Le opere all’estero  (schede)

      1.Castello Cattaneo (Canton Ticino- Lugano- Svizzera)

  1. Castello della Motilla (Siviglia – Spagna)
  2. Basilica Nostra Signora di Nazaret ( El Belen, Parà- Brasile)
  3. Palazzo Municipale (El Belen, Parà- Brasile)

 

Stralci dell’opera