L’aria densa

La miseria di certe periferie è già prevista nei progetti urbanistici ed edilizi.

“Il mare e i muri di quei casermoni sotto il sole rovente del mese di giugno sembrano la vita e la morte che si urlano contro. Non c’era niente da fare per chi ci viveva, era desolante. Di più: era la miseria”.

Certe vite sublimate in un solo giorno, documentato in ogni dettaglio dall’album delle foto delle nozze. Poi quel corpo bello e carnale declina, immolato nell’altare di certe vanità casalinghe in uno slabbrato e indesiderabile corpo di matrona.

Rosa aveva trentatré anni, le mani piene di calli, e dal giorno del suo matrimonio si era lasciata andare. La sua bellezza era finita in mezzo ai detersivi, nel perimetro di quel pavimento lavato tutti i giorni da dieci anni”.

In certi contesti sono le donne stesse che assecondano, facendosi oggetto compiaciuto, un maschilismo becero che le desidera quanto le disprezza.

Sapeva di avere la natura dalla loro parte, sapeva che era una forza. Perché per certi ambienti per una ragazza conta solo essere bella”.

Certe ragazze che sentendosi desiderate perdono di vista la loro femminilità offrendo di questa un deplorevole e irritante feticcio.

Sfilavano su e giù, vantandosi prima una poi l’altra quando ricevevano un apprezzamento. Te la facevano pensare la loro bellezza. La usavano con violenza”.

Quel degrado ambientale che con la sua polvere entra dalla pelle e raggiunge l’anima.

Lo spolverino prodotto dal carbone te lo sentivi entrare nei polmoni, appiccicarsi addosso, annerire la pelle fra le case fatte a pezzi dal tempo”.

 Certi lavori rischiosi, spesso sono preferibili alla sedentarietà ottusa e ripetitiva di certi impieghi di concetto.

Quindi tentò disperatamente, in cima a un traliccio e, francamente, si divertiva come un bambino”.

Quanto si diverte allo sportello un impiegato di banca?

Brava fai bene, sposati il rospo bavoso della Unicredit. Io sono fiero di quello che sono. Perché mi spacco il culo però sono vivo”.

Certe condizioni di vita in ambienti malsani rendono gli uomini degli stracci.

L’aria era tanto densa che sembrava di stare compressi dentro la cesta dei panni sporchi”.  

Quella vita trasformata in un deserto insensato ed efficientista di settimane lavorative.

Dopo il bagno e l’orgasmo, la vita era rientrata nella norma. Settembre. Tutta la gente rintanata negli uffici.  La settimana scandita dal nome dei giorni: ritmo costante del mondo che deve produrre”.  

La dolce naturalezza di certi amori saffici.

Sorridevano, non si dicevano niente. E una aveva la bocca impiastrata di dentifricio, l’altra le labbra dischiuse e un poco screpolate combaciavano perfettamente”,  

Certe immobilità metafisiche della natura possono spiegarsi solo con l’iperbole della metafora.

L’isola galleggia nel centro dell’acqua come un biscotto”.

 

 Carmelo Celona

04/04/2013

 

Lacerti tratti da:

Acciaio ” – 2000

Silvia Avallone